Circola in rete una vignetta emblematica
Quali sono i valori che discendono dalla Resistenza? Soprattutto, libertà, democrazia e solidarietà. I valori rinnegati nella storia da ogni forma di totalitarismo, dai sistemi politici autoritari...
di Antonio Rossello
“Mirabile sintesi, simmetria grafica, metrica musicale. Ci sarebbe da imparare a memoria i dodici aggettivi, poi uscire di casa e dirla a tutti. Ti risponderanno: a ben vedere è proprio così.” |
Quali sono i valori che discendono dalla Resistenza? Soprattutto, libertà, democrazia e solidarietà. I valori rinnegati nella storia da ogni forma di totalitarismo, da sistemi politici autoritari, laddove tutti i poteri sono concentrati in un partito unico, nel suo leader o in un circoscritto gruppo dirigente, con il dominio dell’intera società grazie al controllo centralizzato dell’economia, della politica, della cultura, e alla repressione poliziesca. Valori perpetrati da coloro che, in un dato frangente storico dettero vita, in Italia ed in Europa, alla Resistenza al nazifascismo, la quale, come ogni caso di resistenza al totalitarismo, fu uno schiacciante atto d’autenticità, di eroica rottura di uno schema imposto e delle sue illusioni, di coraggiosa riconquista della libertà interiore, prima ancora che civile. Si leggano le lettere dei condannati a morte, che mettono in piena luce la prospettiva di una nuova convivenza sociale e politica, per la quale ci si batte e si è, perfino, disposti a morire: per testimoniarla, per darle vita. Valori etici e valori politici ad un tempo, che si fondano sulla partecipazione, sul dialogo, sull’incontro. Ad oltre settant’anni dalla conclusione della Lotta di Liberazione, e quindi della Resistenza, che pur ebbe al suo interno anche casi di rappresaglia, di dogmatismo, di estremismo, talora troppo in fretta archiviati e soltanto di recente tornati alla ribalta, quei valori, quei principi sono ancora attuali? Certo, perché inattuati nella loro compiutezza. E poi perché il ritorno degli integralismi, le cosiddette derive autoritarie, l’oblio delle regole di convivenza civile, sono ancora presenti e attuali. E necessitano di anticorpi. Ma c’è di più: quei valori sono ancora i nostri valori, “le cose giuste”, ossia gli obiettivi di un’umanità che dovrebbe progredire verso la mondialità, verso quell’orientamento etico caratterizzato dalla valutazione dei fenomeni e dei problemi secondo un'ottica planetaria, e dall'impegno a realizzare in tutto il mondo condizioni di giustizia e uguaglianza, nel rispetto dei diritti e delle peculiarità di tutti i popoli. Una concezione ben più ampia della globalizzazione, termine adoperato, a partire dagli anni 1990, per indicare un insieme assai ampio di fenomeni, indotti da nuove tecnologie e forme di comunicazione, connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo, che si traduce in scambi e investimenti commerciali, relazioni personali e politiche, tutte interdipendenti, ma non sempre garantite da regole che rispettano la dignità delle persone e delle comunità. Esistono, dunque, ancora oggi percorsi di giustizia, uguaglianza e diritti, percorsi quotidiani di chi auspica un mondo migliore e si batte per esso. In senso filosofico e antropologico, tutte le grandi opposizioni che attraversano le varie epoche, non ultima la nostra, – libertà/tirannia, fraternità/barbarie, democrazia/totalitarismo, uguaglianza/diseguaglianza, differenza/in-differenza, dominio /parità, civiltà/inciviltà, umano/disumano, trasformazione/conservazione, ragione/natura, – derivano dalla fondamentale ed eterna opposizione fra il Bene e il Male. Uno dei suoi riflessi è la lotta tra il piacere di vivere, che trasforma ogni elemento di negatività in saggezza, e il vivere da automi. Ingranaggi subordinati ai criteri, alle prassi di un sistema desoggettivante, che riproduce costantemente le condizioni di un’esistenza puramente oggettiva, materiale, con una frammentazione delle astrazioni che porta ad un grigio ripetere le stesse cose. Un tecnicismo, sempre più piegato a logiche finanziarie ed edonistiche, che sta alienando i soggetti, i gruppi, l’ambiente. È la nuova frontiera del totalitarismo. E da qua, tante piccole e grandi storie di Resistenza quotidiana. Le storie di chi, di fronte al sopravanzare di un omologante pensiero unico, pseudoscientista, che con sempre maggiore, sistemica, arroganza non ammette repliche, cerca di pensare, vivere e muoversi verso un orizzonte di diritti e solidarietà, verso la fertile via della vita condivisa, che alimenta in profondità la maturazione di rinnovate spiritualità, sorgenti di visuali, anche di dottrine, più ricche di tante sfumature. Ecco, dunque, anche per gli animi sinceri, non scaltri, nelle classi dirigenti, la nuova possibile via di uscita da una sempre più pericolosamente asfissiante, spegnente, teleguidante, deprivante di ogni autentico diritto, strisciante dittatura del pensiero unico. Senza una libera formazione delle persone, nelle proprie coscienze e nel confronto tra le distinte identità, senza motivazioni autentiche, si avranno sempre élites autocratiche o tecnocratiche, distanti dalla gente, come pure frange, raccolte nel campo dell'emarginazione, strumentalizzate ed usate essenzialmente per protestare, senza costrutto. Agendo in senso contrario, si potrà entrare invece nel dialogo pubblico democratico con strumenti universali e accessibili a tutti: ragione e natura, nella loro interrelazione. Soltanto, in questa prospettiva, per la regolazione dei problemi sociali, politici e giuridici, le fonti ultime del diritto sono da ricercare nella ragione e nella natura, non in un comando, di chiunque esso sia. Resta, purtroppo, ancora difficoltoso superare vecchie concezioni dell’egemonia culturale, sbugiardate, circa contenuti ed efficacia, dalla storia. Una storia del perché siamo arrivati sin qui, nell’attualità in cui siamo immersi e che ci può falsamente apparire naturale, scontata, e quindi non criticabile ed invariabile, è l’unico vero antidoto per ricondurre con la ragione il naturale ad una dimensione storica. Noi abbiamo costruito il presente, noi possiamo cambiarlo.
A volte, per sdrammatizzare o per esprimere al meglio concetti, argomentazioni articolate come le precedenti, si usano vignette, meglio se vignette divertenti. Per di più, oggigiorno, ci si può sbizzarrire sul web con post che divengono virali, che continuano a rimbalzare da una chat all'altra. Ricorrendo ad parodia di Snoopy, da qualche tempo in rete e sui social ne circola una (v. link), che, con la sua didascalia: «Mirabile sintesi, simmetria grafica, metrica musicale. Ci sarebbe da imparare a memoria i dodici aggettivi, poi uscire di casa e dirla a tutti. Ti risponderanno: a ben vedere è proprio così. », ci fa riflettere sulle insidie delle forme di omologazione del pensiero.
Libero pensiero o pensiero libero? La gente sarà in grado di capire dove stanno la ragionevolezza e l'equilibrio?
Lunedì 20 maggio 2019