Savona | LE RIFLESSIONI DI VINCENZO PUNZO

Vincenzo Punzo, riflessioni ai tempi

del coronavirus sul senso del futuro

Dove credeva di essere arrivato, l'essere umano? Perché, costretto a fermarsi, non sa più chi è? E cosa pensa di fare davanti alla negatività della vita? Ecco il pensiero, spiazzante e urticante, di Vincenzo Punzo

di Vincenzo Punzo

Vincenzo Punzo in un'intervista
Vincenzo Punzo in un'intervista

EPIDEMIE NEL MONDO

Nelle scorse settimane ci siamo trovati a fare i conti con un ospite inatteso e prepotente, il Coronavirus, che è entrato nelle nostre vite e le ha cambiate, senza nemmeno darci il tempo di prepararci. Noi oggi, di fronte al rischio e alla paura generata da questo virus testardo, non possiamo far altro che vivere questa situazione rispettando le norme, seppur faticose, che sono state indicate.

Nel mondo la diffusione di focolai di epidemia non si è mai arresa, attraversando mari, monti, continenti, già a partire dal III secolo fino ad oggi. L’Italia non ne è stata immune, si ricorda nel 1624 la peste di Palermo, nel 1630 la peste di Milano, la peste della Calabria, la peste di Barletta, la peste di Tarquinia (Roma), a seguire nel 1970 il colera di Napoli, nel 1980 la sars italiana. Come non ricordare poi una delle più spaventose pandemie, cioè la Spagnola del 1918, che causò tra i 50 e i 100 mila morti nel mondo.

Oggi ci troviamo di fronte ad una pandemia da Coronavirus che ha dell’incredibile, in quanto non è circoscritta, giorno dopo giorno non risparmia alcun continente, è arrivata persino sull’Isola di Pasqua (Asia)... e questo la dice lunga.

Nessuno ha un’idea chiara sulla sua origine, né sul suo accanimento, ma di sicuro la sua feroce infezione è stata sottovalutata, mi fa riflettere un proverbio partenopeo che dice: per guadagnare il tappo ho perso la botte.

Qui però si parla di perdite di vite umane, non possiamo conoscere a quanto ammonterà la cifra finale dei decessi, ma anche se si fosse trattato di un solo decesso sarebbe stato già troppo! In questo periodo il lavoro per medici, infermieri ecc…, è diventato sacrificio e paura e moltissimi hanno pagato con la propria vita; sacrificio anche per tutti quelli che sono in quarantena o confinati in casa privati della propria libertà, per molti è persino difficile procurarsi un pezzo di pane, la parola economia si chiama povertà; pensiamo anche alla rinnovata solitudine delle persone già sole e delle tante difficili convivenze coatte vissute in piccoli spazi.

La mia generazione, quella dei settantenni, fortunatamente non ha conosciuto la guerra, ma è cresciuta nel dopoguerra e non è stato facile, ma vi era la speranza di una libertà conquistata ed una economia che cresceva con rallentatore, e tutto questo ci ha temprati, tanto che niente ci fa più paura; purtroppo oggi, di fronte ad un uguale pericolo, può emergere la fragilità delle nuove generazioni, cresciute nel benessere, nella pace e nella certezza che tutto si possa ottenere in rapida successione, spesso calpestando valori e benessere stessi. Un invisibile virus ha messo in crisi tutte le nostre aspettative, questo ci deve far riflettere che noi siamo i soli custodi di questo meraviglioso pianeta, siamo ospiti e come tali ci dobbiamo comportare. La cultura di un popolo solitamente richiede tempo per cambiare, a noi sono bastate poche ore segregati in casa per capire di più i veri valori della vita.

Con la consapevolezza che i carismi dell’uomo emergono con generosità in qualsiasi circostanza, abbiamo visto gli angeli del fango e oggi come ieri, i volontari che rischiano la propria vita: dunque un grazie a chi si adopera a 360° nel campo del volontariato

Concludo con una frase di S. Agostino: -Dal male bisogna salvare il bene-.

Vincenzo Punzo

Savona, 7 maggio 2020

Giovedì 14 maggio 2020