di Redazione on line
Nel complesso sistema del potere bizantino, intriso di cerimonialità, gerarchie fluide e strategie di sopravvivenza politica, l’intermissus emerge come figura paradossale: presente ma inoperante, riconosciuto ma inascoltato, ufficialmente incluso ma senza reale incidenza.
Più che un ruolo definito, l’intermissus incarnava uno status, spesso frutto di una caduta di favore, di ambiguità nelle relazioni o di eccessi caratteriali mal gestiti. Nei palazzi imperiali o tra le file della burocrazia ecclesiastica ed equestre, era il funzionario un tempo vicino al potere, ora lasciato in un limbo di onorificenza vuota.
Talvolta intellettuale e visionario, talvolta solo inopportuno, l’intermissus bizantino era il risultato di un processo di neutralizzazione ‹‹per bene››: nessuna umiliazione pubblica, ma una graduale rarefazione delle funzioni, degli inviti, delle comunicazioni.
Tale condizione permetteva all’Impero di conservare l’apparenza di inclusività e continuità, senza rinunciare al controllo delle dinamiche interne. La sua presenza silente diventava quindi funzionale alla stabilità del sistema, agendo da monito e da valvola di contenimento.
In definitiva, l’intermissus bizantino non era solo un uomo: era una categoria dello spirito imperiale.
Giovedì 10 luglio 2025
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