di Redazione online (da Valter Lazzari)
Riceviamo da Valter Lazzari e pubblichiamo:
Savona 16 febbraio 2019.
Dunque da oggi Savona ha un luogo che ricorda l'Esodo dei 350mila: PONTE ESULI GIULIANO DALMATI. L'evento era organizzato da ANVGD (Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) con ANED (Associazione nazionale Ex Deportati), ARCI, Caritas, ISREC (Istituto storico della Resistenza e dell'Eta Contemporanea, Fondazione Migrantes.
Alla presenza delle autorità dello Stato sono state discoperte le targhe, il vescovo le ha benedette, un saluto dell'assessore alla toponomastica Pietro Santi, che tanto si è adoperato per seguire l'iter di intitolazione; infine ha parlato Adriano Sansa, magistrato, già sindaco di Genova, scrittore e poeta.
Lui, istriano, figlio di Pola, le vicende le ha vissute sulla pelle.
- Eravamo italiani esuli in Italia. Eppure la prima accoglienza non fu bella. Un cartello ci aspettava come scesi dal treno ' Fuori i foresti '. Poi, poco a poco, le cose cambiarono e lentamente l'accettazione: gli esuli sempre si sono distinti per compostezza, riserbo, laboriosità.
Non dimenticavano, (ha continuato Sansa) soffrivano, ma mai una piazzata. I vecchi dicevano a noi ragazzi di comportarsi bene con tutti.
Faticosa (ha concluso) è la strada del riconoscimento, i negazionismi continuano, persino scomposte contestazioni a quanto hanno detto gli ultimi due presidenti dell Repubblica.
Ma noi guardiamo avanti e apprezzo quanto avete scritto voi savonesi su questa targa: Un ponte è segno di unione e di amicizia, perche il passato va ricordato senza rancori o rivalse ma con la lucidità di un sereno giudizio storico -.
Fin qui l'oratore Sansa. Autorità e pubblico sono poi andati ad un rinfresco offerto da Comitato Provinciale Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Martedì 19 febbraio 2019
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