di Vincenzo Punzo
PREGHIERA STRUMENTO DI SALVEZZA
La preghiera personale rivolta a Dio Padre si potrebbe paragonare all’amore di due giovani fidanzati, per loro è importante stare vicini ed amarsi, non ha importanza il luogo o il tempo atmosferico, può piovere, nevicare, per loro le lancette dell’orologio possono girare come vogliono. Per i più grandicelli basta avere la consapevolezza che dovunque ci troviamo c’è sempre qualcuno dall’alto che ci ascolta, Dio Padre.
Per noi cristiani cattolici la preghiera si può definire come un dialogo fra padre e figlio, preghiamo seduti o in piedi a sempre con lo sguardo rivolto al cielo. Se ci si trova in chiesa si è più stimolati dalle immagini: icone, statue, crocifissi, ma la preghiera per eccellenza è davanti al tabernacolo o come adorazione eucaristica dove si ricevono anche indulgenze (per spiegarle è necessario un capitolo a parte).
Facciamo un passo indietro. I mistici pregavano nella settima stanza del loro castello. Nella simbologia della Bibbia, il numero sette è il più completo dei numeri, in esso si racchiude tutta la storia della salvezza e il compimento di tutta la creazione, Dio il settimo giorno si riposò e per noi cattolici il settimo giorno della settimana è la domenica, riservata al riposo del corpo e dello spirito, con la partecipazione al mistero pasquale cioè santificare la festa con la santa messa.
Attenzione … nella preghiera, come nell’amore, il nemico è l’abitudine, a causa della quale si spreca tanta grazia di Dio. Da cattolico praticante e attivo negli impegni parrocchiali, più volte mi sono chiesto qual è il mio modo di rapportarmi con Dio: è solo una necessità personale per soddisfare i miei desideri, è un’abitudine o è solo amore verso Dio? E se è così perché faccio così poco? In attesa delle risposte mi sono inventato un digiuno religioso, cioè staccarmi per alcuni momenti da tutto quello che faceva parte del mio quotidiano e puntualmente arriva la risposta, in questo caso è solo amore verso Cristo. La chiave di svolta è arrivata prima con la quarantena poi con la pandemia da Covid19 con la chiusura dei luoghi di culto.
È stato come se ad un tratto fossero sparite tutte le nostre certezze e forse anche le nostre abitudini, ci sentivamo smarriti dalla mancanza di quel rapporto di condivisione con i nostri fratelli. Per quanto mi riguarda posso affermare che, pur ascoltando tutte le mattine alle ore 7 la santa messa celebrata da S.S.Papa Francesco e partecipando ai momenti di preghiera trasmessi in televisione, sentivo molto la mancanza di una celebrazione dal vivo e soprattutto del momento dell’eucarestia. Finalmente il 18 maggio con il ritorno nelle nostre parrocchie siamo rinati, non c’è più posto per la parola abitudine, ma solo per una preghiera fatta di due parole: Signore, ti ringrazio.
Vincenzo Punzo
Savona, 14 settembre 2020
Martedì 13 ottobre 2020
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