«Le panchine... dei giardini e delle piazze pubbliche delle nostre città...»

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Savona | LE RIFLESSIONI DI VINCENZO PUNZO

«Le panchine... dei giardini e delle piazze
pubbliche delle nostre città...»

Le panchine sono nate all’inizio del Settecento, venivano poste nei parchi privati dei nobili e solo all’inizio dell’Ottocento furono posizionate anche nei luoghi pubblici (piazza e giardini). Le panchine sono nate all’inizio del Settecento...

di Antonio Rossello

La panchina
La panchina

Vorrei condividere con voi una riflessione dettata anche da una mia esperienza personale, che ha come oggetto le panchine dei giardini e delle piazze pubbliche delle nostre città.

Le panchine sono nate all’inizio del Settecento, venivano poste nei parchi privati dei nobili e solo all’inizio dell’Ottocento furono posizionate anche nei luoghi pubblici (piazza e giardini). Inizialmente esse erano costruite con un blocco di pietra, poi in ferro battuto, poi in legno e per ultimo in plastica. In questi secoli è cambiata la struttura di questo arredo urbano, ma lo scopo è rimasto sempre lo stesso: offrire un servizio a chiunque ne avesse bisogno.

Quando visitiamo una città quasi sempre poniamo attenzione ai monumento per capire meglio un certo periodo storico di un popolo, trascurando magari quello che è il vero biglietto da visita di una città, cioè la pulizie delle strade, dei giardini pubblici con le rispettive panchine, luoghi dove, a mio avviso, si racchiude la storia moderna, perché la storia dei monumenti fa parte di chi ci ha preceduto, mentre l’ordine e la pulizia sono frutto degli uomini di oggi.

Vorrei soffermarmi proprio sulla panchina dei giardini pubblici: è il luogo di accoglienza per tutte quelle persone che ne hanno bisogno, siano essi poveri o ricchi, compresi i turisti. Non credo vi sia stata una coppia che non abbia amoreggiato almeno una volta su una panchina pubblica, oppure una persona sola in cerca di compagnia o di un momento per leggere, scrivere o riflettere su problemi personali, oppure i nonni con i nipotini, per una sosta o per consumare la merenda, senza dimenticare che la panchina per i barboni rappresenta un hotel a 5 stelle. Alcuni benpensanti non pongono molta attenzione a questo problema che oggi è una piaga che si estende sempre di più anche in età giovanile.

A volte anche noi siamo un pò distratti da tutto ciò e passiamo con disinvoltura vicino a una panchina che ospita i -senza fissa dimora-.

Io non posso sapere cosa rappresenta per voi una panchina, ma vi racconto una storia che mi ha coinvolto in questo arredo urbano.

Era un pomeriggio dell’estate 1970 e mi trovavo nei giardini pubblici del lungomare della città di Taranto, il mio fisico in quel caldo pomeriggio richiedeva una pennichella e trovando una panchina all’ombra, mi ci sdraiai per riposare. Non ricordo quanto dormii, ma ricordo di essere stato svegliato da una voce femminile che mi chiamava, alzandomi vidi accanto a me una coppia con due figli che, con accento pugliese, mi chiedevano se avessi bisogno di qualcosa: probabilmente avevano pensato che fossi un barbone.

Dopo una breve chiacchierata con questa splendida famiglia offrii loro un gelato e li ringraziai per il loro gesto. Quindi ritornai sulla spiaggia raggiungendo i miei familiari. Quel giorno non pensavo certo di essere aiutato da una panchina che mi permise di dormire e nemmeno di avere un risveglio denso di umanità.

Vincenzo Punzo

Savona, 02/01/2011

Martedì 23 aprile 2019

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