di Vincenzo Punzo
La chiesa fin dai primi tempi ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto loro i suoi suffragi. Siamo tutti piccoli e indifesi davanti al mistero della vita e della morte.
Il rito delle esequie e la commemorazione di tutti i fedeli defunti si iniziò a celebrare a Roma nel secolo XIV. Gli anniversari, le solennità, le commemorazioni sono importanti nel rispetto di chi ci ha preceduto, proprio come i nostri cari defunti.
Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita, quando perdiamo una persona cara, ci accorgiamo che anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la speranza che non tutto può essere finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile. Un istinto potente dentro di noi ci dice che la nostra vita non finisce con la morte, e che pregare per i nostri cari è anzitutto un segno di riconoscenza per la testimonianza che hanno lasciato e il bene che hanno fatto ed anche un ringraziamento al Signore per averceli donati, la loro rimarrà una presenza - diversa -, che ritroviamo nella presenza eucaristica.
Quando partecipiamo alla S. Messa, siamo in comunione con tutta la chiesa celeste; nella preghiera eucaristica il sacerdote pronuncia tale invocazione: -Ricordati Signore dei nostri fratelli che si sono addormentati nella speranza della resurrezione e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza ammettili a godere alla luce del tuo volto -.
Un altro momento importante è quello di far celebrare le messe in suffragio di un nostro congiunto, come importante è la visita al cimitero (campo santo, campo della pace, campo del dormiente). Questo ci permette di essere più vicini ai nostri cari defunti per pregare e dialogare.
Vincenzo Punzo
Martedì 29 ottobre 2019
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