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Quartieri di Savona: «Lavagnola cambia»

Le impressioni di chi ha vissuto le trasformazioni dei quartieri cittadini negli ultimi decenni

di Umberto Calcagno

Lavagnola: la chiesa di San Dalmazio
Lavagnola: la chiesa di San Dalmazio

Quartieri di Savona 

Lavagnola cambia. 

Del mio trasferimento abitativo, circa 40 anni fa, dal quartiere di Fornaci a quello di Lavagnola ho dei ricordi opprimenti; quello di una piazza ( allora lo era con poche macchine) buia, poca gente in giro, persone schive nel salutare, ognuna indaffarata nei propri pensieri

Alla mattina, però, c'erano i negozi che aprivano ed erano tanti: 2 commestibili, 2 macellerie, la cartoleria, il calzolaio, il pelitecnico ( parrucchiere), la panetteria, la merceria, il fruttivendolo, la latteria, i bar... insomma la vita del quartiere si animava.

Uno dei commestibili era una succursale del gruppo -cooperativa-, quella che poi sarebbe diventata ipercoop -il gabbiano- di corso Ricci.

Simpatiche commesse che di li a poco avrebbero, per ragioni aziendali, passato la mano a -ANDREA PALI-.

Questa grossa insegna spiccava di giorno e di notte sull'ingresso del negozio, gestito appunto da Andrea Pali e sua moglie Franca.

Andrea è stato da subito accattivante con la sua simpatia sportiva ( è stato un giocatore di calcio del Savona e non solo), un sorriso smagliate, la battuta pronta per le signore e grande disponibilità, pronto per il volontariato ed attivo in parrocchia.

Nel gergo del nostro parlare in famiglia non si diceva...vado a far la spesa… ma... faccio un salto da Pali e …Pali aveva sempre quello che ti serviva, e dopo averti servito la frase quasi di commiato …-ti serve altro! ?!-.

Quell'insegna ma soprattutto lui Andrea, mi ha accompagnato nella mia quotidianità sino a questa primavera.

Certo il tempo passava anche per lui.

 Andrea, accusava gli acciacchi dell'età che avanzava, ma sempre pronto ad affrontare le sfide commerciali, aveva arginato la concorrenza dei grandi magazzini (a Lavagnola ben 3) con il servizio a domicilio.

Con la sua cappa bianca (sempre estremamente professionale), le borse piene che bilanciavano le spalle, una da una mano ed una dall'altra, occhiali inforcati sul naso, passo cadenzato e via...

Poi un giorno, su un mezzo di quelli che sbarazzano cantine e raccolgono il ferro, ho visto passare quell'insegna e...mi è venuto il magone.

Non mi è sembrato dignitoso. Sarebbe stato bello organizzare una festa, stringersi intorno a lui e dirgli grazie con un applauso per il servizio di ascolto e di incoraggiamento che ha dato alla sua comunità. Ma così va il mondo.

Questa lettera non fa rumore come il battito delle mani, ma semplicemente riconosce ciò che è stato ed ora non c'è più.

Grazie Andrea e grazie Franca che lo hai sostenuto.

UC

Giovedì 14 marzo 2019

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